Oggi il Concertone della Notte della Taranta, alla sua 28ª edizione, a Melpignano: un palco su cui la lingua grika, la pizzica e la tradizione salentina incontrano e si aprono al mondo, in un turbinio di contaminazioni.
Un festival unico nel suo genere che negli anni ha fatto conoscere ed apprezzare la musica folk del territorio ad una sempre più ampia platea: tutto il mondo, oggi, sa cos’è e dove si trova la Taranta.
Un luogo non-luogo, così fisico e così immateriale, così tanto di nicchia da riuscire a varcare i confini della Grecìa Salentina, del Salento, della Puglia, della Nazione.
Solo durante la serata delle prove generali, ieri, erano in oltre 70.000 sotto al palco in attesa di farsi, ancora una volta, meravigliare e coinvolgere.
A stupire ci hanno pensato gli eccezionali musicisti e cantanti dell’Orchestra Popolare della Notte della Taranta, con le voci storiche del territorio, ed il maestro concertatore David Krakauer, insieme ad un corpo di ballo che ha saputo rispettare e stravolgere la tradizione, con coreografie pirotecniche di Fredy Franzutti.
Tra i big, l’attesissimo Giuliano Sangiorgi con Lu rusciu de lu mare e la sua prima canzone in dialetto, dedicata agli ulivi: Lu carcaluru è una preghiera a non mollare perché, dice dal palco, “simu na potenza”.
Torna anche Antonio Castrignanò, griko doc, esempio di come si possa far avvicinare alla lingua ed alle sonorità le nuove generazioni, interprete per antonomasia di Aria caddhipulina, e ci racconta cosa significhi per un griko e per la Grecìa questa Notte.
“La comunità griko-salentina ha sempre celebrato la lingua, le tradizioni, le radici, mettendo appunto la comunità al centro della musica, con la musica -ci spiega- Una comunità allargata, che ci permette di superare le difficoltà, essere insieme, appoggiarsi a qualcuno: questo è il senso di essere Grecìa Salentina, di essere comunità e di esserlo qui alla Notte della Taranta, celebrando un patrimonio, la musica, che appartiene a tutti e in cui tutti si riconoscono.”
Un patrimonio che gli ospiti omaggiano insieme ai griki con un approccio di rispetto profondo, quasi religlioso: straordinaria la versione di Beddha ci dormi di Anna Castiglione, rivelazione dell’indie siciliano, che ritrova sonorità vicinissime tra Messina e Lecce.
Incanta Ermal Meta con la sua versione di Lule Lule, canto arbëreshe d’amore che ci proietta dall’altro lato dell’Adriatico.
“Siamo popoli non della stessa terra ma dello stesso mare”: parole che appaiono come il manifesto di una fratellanza con il popolo albanese che in Salento si percepisce fortissimo.
Si festeggia il mezzo secolo della Canzoniere Grecanico Salentino, formazione che ha fatto la storia recente della pizzica salentina, sul palco a ribadire con le loro sonorità, come ben spiegato da Mauro Durante, che La Notte della Taranta è “una grande festa popolare”.
E allora lasciamoci ancora una volta e sempre trasportare da questa grande festa popolare, che celebra l’orgoglio linguistico e culturale di un popolo, l’amore per la tradizione, la forza e la costanza di tramandarla.
Buona Notte della Taranta!
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